Pensando alla storia vengono subito in mente le più folli gesta eroiche. Fra tutti si può pensare al celebre Ulisse, narrato da Omero nella sua 'Odissea', e celebrato per la sottigliezza del suo ingegno.
Figlio di Laerte, sposo di Penelope, padre di Telemaco, re di Itaca. Dopo la presa di Troia vagò per molti anni lontano dalla sua patria a causa dell'ira degli dei nei suoi confronti; questi lo portano a sopportare fatiche e traversie, da Ulisse superate con grande e imprevedibile astuzia.
Del celebre Ulisse parlò anche Dante, nel XXXVI canto del suo Inferno.
Ulisse si trova nell'ottava bolgia, quella dei consiglieri fraudolenti, i quali usarono il loro ingegno per fini diversi dalla verità e dalla giustizia, allontanandosi dal bene.
Punto focale del canto è la digressione sul 'Folle volo' verso la conoscenza di Ulisse e dei suoi prodi.
A prima vista sembrerebbe che Dante potesse confermare l’idea di un Ulisse eroe
della conoscenza, il quale fino alla fine ha inseguito il desiderio di vedere e
sapere le cose del mondo, come massima realizzazione della natura e eccellenza
dell’uomo. Dante riporta infatti queste parole, dette dalla bocca dell'Ulisse stesso: ' fatti
non foste per viver come bruti,/ ma per
seguir virtute e canoscenza. '
Si tratterebbe in realtà di una visione
parziale; considerando l’intero sviluppo dell’episodio e del tragico
epilogo, Ulisse diventa invece il simbolo dell’abuso e dell’insufficienza dell’ingegno
umano a raggiungere la verità. L’ansia, il desiderio di conoscenza non è
illuminato dalla Grazia quando valica le colonne d’Ercole, cioè il limite
imposto dal divino, motivo per cui la catastrofe è inevitabile.
La ricerca della verità lo porta quasi a raggiungere la meta, intravedendola da lontano sull'oceano, ma non potrà raggiungerla perché senza la rivelazione
della fede, l’intelletto umano è impotente a conoscere il mondo di verità e
salvezza ultime, cioè Dio. Per questo, il significato dell’intera vicenda si
riassume nella definizione che lo stesso Ulisse da del suo estremo viaggio, folle volo, impresa cioè che valica i
limiti umani e forza i divieti stabiliti da Dio.
In questa luce va letto il richiamo che Dante fa a se
stesso, uomo dotato, per dono divino, di alto ingegno, affinché non sprechi
tale privilegio usandolo senza il sostegno della virtù di fede.
Concludendo, credo che Ulisse ci dia un insegnamento molto forte: non importa quali rischi si corrano, o cosa ci attende nel futuro, la sete di conoscenza deve sempre ardere in noi. Diventiamo eroi nel nostro piccolo; valichiamo i confini imposti dalla società, esploriamo, viaggiamo, conosciamo.
La ricerca della verità lo porta quasi a raggiungere la meta, intravedendola da lontano sull'oceano, ma non potrà raggiungerla perché senza la rivelazione
della fede, l’intelletto umano è impotente a conoscere il mondo di verità e
salvezza ultime, cioè Dio. Per questo, il significato dell’intera vicenda si
riassume nella definizione che lo stesso Ulisse da del suo estremo viaggio, folle volo, impresa cioè che valica i
limiti umani e forza i divieti stabiliti da Dio.
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