martedì 11 giugno 2013

Mitologia e tecnologia

Quest’oggi ci occupiamo di un argomento che sembra scostarsi un po’ dai miei scopi e dalle questioni solitamente trattate, ma che in realtà mi affascina molto, e che risulta in realtà vicino alla storia e alla tecnologia. Parliamo dei miti nel mondo antico.

La mitologia per l’uomo era strumento eccelso per dare spiegazioni valide a fenomeni non spiegati scientificamente, ci occupiamo qui di alcuni dei miti più inerenti la tecnologia e la sua nascita.
La tecnologia ha sempre avuto un ruolo rilevante, basti pensare ad Efesto, il fabbro degli dei, a cui vengono attribuite le più stupefacenti invenzioni mitologiche, quali la folgore di Zeus e l’arco di Apollo.

Molto conosciuto è il mito di Dedalo e Icaro. Dedalo, nato ad Atene, era re della città. Si dedicò alla scultura e all'architettura; a lui sono attribuite le invenzioni dell'ascia, la sega, il trapano, il passo della vite, l'archipenzolo. E' stato maestro di suo nipote Talo, figlio di una sua sorella, che uccise per gelosia quando Talo superò il maestro nella sua arte. L'Areopago, il tribunale, lo condannò all'esilio perpetuo; Dedalo si rufugiò a Creta dove fu accolto benevolmente dal re Minosse che gli commissionò il Labirinto per rinchiudere il Minotauro. A Dedalo, si rivolse Arianna, la figlia di Minosse, per sapere come aiutare Teseo a uccidere il Minotauro e uscire dal Labirinto, e come sappiamo il consiglio del filo riuscì a far trionfare Teseo nell'impresa. Quando Minosse venne a sapere che ad aiutare sua figlia e Teseo fu Dedalo, e non potendo prendersela con la figlia fuggita insieme all'eroe, pensò di punire Dedalo, rinchiudendolo insieme al figlio, Icaro, nel Labirinto, che egli stesso aveva progettato. L'unico modo per uscire dal Labirinto era evadere volando; ingegnoso come era, Dedalo costruì due paia di ali, uno per sè e l'altro per il figlio. Si raccomandò con Icaro di restargli sempre dietro durante il volo, di non strafare e soprattutto di stare attento a non avvicinarsi troppo ai raggi del sole perchè, le ali, attaccate alle spalle con della cera, potevano staccarsi in quanto il calore avrebbe sciolto la cera. Come non detto, Icaro durante il volo, provando piacere si allontanò dal padre e raggiunse i raggi del sole che sciolsero la cera e lo fecero precipitare nel mare, dove morì. Dedalo triste e desolato, atterrò in Campania a Cuma, dove costruì un tempio al dio Apollo, consegnando le ali che aveva inventato per evadere dal Labirinto di Creta.

Interessante risulta essere il mito di Prometeo.
Prometeo,  aveva la virtù di prevedere il futuro, quando i Titani sfidarono Zeus e vennero da lui imprigionati nel Tartaro, preferì schierarsi dalla parte di Zeus, inducendo Epimeteo a seguire il suo esempio. In verità, Prometeo era il più intelligente della sua razza; aveva assistito alla nascita di Atena dalla testa di Zeus e la dea stessa gli insegnò l'architettura, l'astronomia, la medicina, l'arte di lavorare i metalli, l'arte della navigazione e altre utilissime, che egli poi a sua volta insegnò ai mortali. Ma Zeus, che aveva deciso di distruggere l'intero genero umano, ed era stato distolto da tale proposito soltanto dall'intervento di Prometeo, si irritò nel vedere gli uomini divenire sempre più esperti e potenti. Nel primo scontro con Zeus Prometeo imbandì un vitello di cui aveva fatto due parti: da un lato le carni celate sotto il ventre dell'animale, dall'altro le ossa, ravvolte nel morbido grasso. Poi, disse a Zeus di scegliere la sua parte; l'altra doveva andare agli uomini. Zeus, ingannato dall'apparenza, scelse la sacca con il grasso, e, quando scoprì che nascondeva soltanto ossa, divenne furente contro Prometeo e contro i mortali che erano stati favoriti da quell'inganno. Così punì l'oltraggio strappando agli uomini il fuoco, ma Prometeo li soccorse di nuovo sottraendo semi di fuoco al carro del Sole e portandoli sulla terra. Dopo quest’atto, oltraggioso nei confronti degli dei, Prometeo fu incatenato a una rupe della Scizia, dove un'aquila gli rodeva il fegato che sempre si rinnovava nella notte. Solo più tardi Eracle uccise l'aquila e liberò Prometeo; ma Zeus ingiunse a Prometeo di portare, a perenne ricordo della sua prigionia, un anello delle sue catene, dove fosse incastonato un pezzetto della roccia alla quale era legato.


Prometeo era venerato nell'Attica come dio delle arti. 

Nessun commento:

Posta un commento